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Quinta
Missione all’Ospedale
San Francesco, isola di Fogo
a cura del dr.Valerio Piccirillo
valepicci@libero.it
La mia quinta missione all’ospedale
San Francesco , sull’isola di Fogo , dello scorso
Luglio , è durata
quasi 40 giorni ma l’emozione e la voglia di
fare che
l'ha animata è stata sempre quella della prima volta.
Come al solito, i preparativi sono
cominciati mesi prima: la richiesta meticolosa di
donazioni di materiali prevalentemente chirurgici a diverse
Ditte Italiane ,
condotta con la solita maestria dalla sig.ra Lucia Mina
dell'AMSES, il giro di telefonate ai colleghi, disposti
ad accompagnarmi, le e-mail agli amici capoverdiani per
avvisarli del mio arrivo ed infine la partenza sigillata,
come ogni anno, dal problema del limite
del bagaglio:
30 kg (limite massimo 20 kg ),
di cui solo 4 chili
di effetti personali, segno che le
donazioni ci sono state
e che adesso ci tocca solo lavorare. E
cosi ci risiamo…,
comincia una altra esperienza in un posto, ormai a me familiare,
al punto che sia a Praia nell'isola di S.Tiago
che nell'isola di Fogo, ad attendermi in aereoporto,
c'erano amici e parenti dei tanti
pazienti, operati nel corso di questi anni..Hanno saputo
del mio ritorno e già questo per loro ha significato
tanto. Alla partenza sono solo,
ma dopo 2 settimane mi raggiugerà un collega giovane,
ancora in specializzazione, Marco Di Gregorio, carico quanto
me di voglia di fare bene. In Ospedale
ritrovo il personale di sempre: dagli infermieri
di reparto e sala operatoria all’anestesista russo
Serghei, dalla farmacista Tatiana alla direttrice Anna Bonamico,
alle segretarie dell'amministrazione.
Insomma l’Ospedale è una
realtà presente e funzionante e già il giorno
del mio
arrivo ci sono persone che affollano l’attesa dell’ambulatorio
per essere visitate; non si perde tempo,
il lavoro è già stato organizzato e dopo una
prima sistemata ai materiali, portati dall'Italia, comincio
con le visite
e l'organizzazione della sala operatoria. Le
giornate
passano molto rapide: ambulatorio tutte le mattine,
sala operatoria tutti pomeriggi, compreso un sabato
e quest’anno cominciamo ad adottare
una nuova formula:
i pazienti sono più tranquilli, ormai ci conosciamo,
allora operiamo tutti senza la fatidica“puntura“,
solo con le goccie di anestetico e dopo l’intervento
subito a casa: per tutti una gioia
enorme, abituati
come sono dalle pratiche locali, ad essere ricoverati
anche cinque giorni, dopo un intervento di cataratta!
Ci inviano un Bimbo di 5 anni:
una spina gli ha ferito l’occhio destro sette mesi
fa, ed ora ha una cataratta totale. Decidiamo
di operarlo il giorno stesso della visita
con l’aiuto di Serghei, l’anestesista e
quando lo sbendiamo,
il giorno dopo, conta le dita della mano e dice che la luce
nella stanza è troppo forte…luce che il giorno
prima non c’era. Intanto un collega capoverdiano
mi informa di una giovane ragazza
di 32 anni, enucleata all’età di 6 anni,
che avverte grave disagio per la anomalia estetica che le
provoca la mancanza del bulbo oculare. E così
parliamo
con la giovane paziente, riusciamo ad avere dell’Italia
una biglia di idrossiapatite,
per eseguire un impianto endorobitario,
a cui farà seguito l’applicazione di una protesi
esterna a finalità estetica.
L’intervento riesce,
è il primo in Capoverde. Il
giorno dopo arriva
l’intervista della TV nazionale…e
sono sulla Prima Rete
e spiego l’intervento parlando un timido portoghese.
Quest’anno il lavoro è stato ben pianificato
ed i numeri hanno dato ragione di quanto fatto : significativa
la giornata di visite effettuata a Monsteiros, dove
con Marco, in sette ore circa, abbiamo
visitato poco più
di 90 persone, molte delle quali bisognose di cure
chirurgiche: un lavoro estenuante
visto che l’ambulatorio non aveva né luce né
acqua, ma ripagato da un bel piatto
di “ atum grillhado “ offerto dai nostri pazienti.
L’ospedale San Francesco è
diventato in questi anni
“la mia 2°Casa“:con non pochi sforzi
sono riuscito ad organizzare un servizio, dedicato alla
oftalmologia
ben funzionante ; pian piano sono
arrivati tutti gli strumenti necessari alla nostra chirurgia
e con l’acquisto, lo
scorso anno, del Laser Duplicato di Frequenza per il
Trattamento di Alcune Patologie Retiniche, Unico in
Capoverde, si è garantito alla popolazione
un trattamento specialistico che invece obbligava i pazienti
a spostarsi
fuori Nazione per le cure dovute. Cosa
più mi manca?
Il calore delle tante persone curate:
ti riconoscono la loro gratitudine per il lavoro
svolto, spesso, in condizioni di forte disagio. E'questo
che ti ripaga più di ogni altra cosa.
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