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Eccomi...

Tornato ormai da qualche settimana da Fogo, a ricordare questa esperienza all’ospedale San Francesco di Fogo e a riviverla a mente fredda dal punto di vista professionale e in modo più specialistico ortopedico.
Per chi volesse, tra i Colleghi, provare una collaborazione con questa struttura dico subito che la cosa non ha nulla dell’eroico e dell’avventuroso che qualcuno potrebbe aspettarsi da un ospedale in una isoletta vulcanica sperduta in mezzo all’oceano: l’accoglienza è cordiale, la sistemazione confortevole e il livello sanitario è molto buono.

Dal punto di vista ortopedico bisogna premettere che è meglio lasciare a casa tutte le priorità con cui siamo abituati a lavorare in Italia, mi spiego meglio: scordatevi la chirurgia protesica e endoscopica e rimboccatevi le maniche con gessi e piccola chirurgia, bisogna pensare che si lavora in una isola con 40.000 abitanti, con un’età media molto giovane, senza un metro di strada asfaltata e con il più vicino ambulatorio ortopedico a 40 minuti di aereo.
Le condizioni sanitarie all’interno del Centro sono buone, ma fuori il clima e le condizioni igieniche non consentono avventure che potrebbero finire in modo spiacevole.
Normalmente l’ambulatorio è composto da piccola traumatologia con traumi distorsivi e fratture di caviglia, ginocchio e arto superiore, non mancano le patologie reumatiche e le lombalgie.
Durante il mio soggiorno non ho dovuto ricorrere spesso alla sala operatoria se non per qualche piccola urgenza, e neppure mi sono impegnato in chirurgia più pesante come una frattura di piatto tibiale, una lesione di tendine di Achille e fratture bimalleolari, che non avrebbero potuto essere seguite da uno specialista ortopedico dopo la mia partenza; uno degli obiettivi futuri è proprio quello di creare una continuità della presenza ortopedica a Fogo.
L’assistenza infermieristica è piena di un entusiasmo e di una voglia di collaborare e soprattutto di imparare che sono sconosciute nei nostri ambienti in cui la pressione e la mancanza di tempo tolgono gran parte del piacere del nostro lavoro.
La sala operatoria è decorosa e con un buon livello di asepsi, certamente gli strumentari non sono completissimi e aggiornatissimi, ma non mancano gli elementari mezzi di sintesi come qualche placca e viti. In magazzino vi sono alcuni scatoloni pieni di vecchi fissatori esterni, evidente materiale di scarto di qualche Collega che, per i motivi che ho detto prima, non mi sembrano la metodica ideale in condizioni come quelle dell’isola, se non in casi di emergenza.
Se avete occasione di portare qualche cosa portate fili di K. e magari qualche strumentario dismesso per la sintesi delle fratture alte di femore o altro materiale per sintesi endomidollare, la sala operatoria è dotata di un discreto apparecchio di Rxscopia e potrebbe esserci l’occasione per usarlo.
Per quanto riguarda l’ortopedia conservativa non mancano le bende gessate, ma considerando il clima umido consiglio di portarsi da casa un buon quantitativo di bende di Cellona a presa più rapida che consente un notevole risparmio di tempo. Proprio in considerazione del clima non penso che i tutori in vetroresina possano avere una affidabile applicazione per i notevoli rischi di macerazione cutanea. Per finire la dotazione di farmaci dell’ambulatorio è buona sia per quanto riguarda gli antinfiammatori che i cortisonici e gli antibiotici, comunque credo proprio che una bella borsa di campioni da lasciare sia sempre utile.Concludo queste mie considerazioni con la speranza di aver trasmesso un poco dell’entusiasmo che anima i volontari che si recano per un periodo di lavoro all’ospedale san Francesco di Fogo e, con la speranza di poter ripetere questa bella esperienza, resto a disposizione dei Colleghi che volessero ulteriori chiarimenti.





Dr.Vincenzo Bonaga
Via Saetta, 24
35132 Padova
E-mail: vibonag@tin.it

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