Dà tenerezza al cuore,
avere un bimbo così piccolo, tra le braccia.
Sto imparando il lavoro del
contadino. Che bello e liberante!
A Capo Verde si vive e lavora
nella
Sto lavorando con una ottima
assistente
La segreteria funziona bene
e con serietà professionale
Siamo proprio amici!
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Il
ritorno
di Vincenzo Bonaga
vibonag@libero.it
Ritornare
a Sao Felipe per un altro breve periodo di permanenza all’ospedale
di san Francesco era un desiderio che ho coltivato fin dal mio ritorno
in Italia la prima volta nel 2005; la volontà di ritrovare quelle
persone che per me erano ormai dei vecchi amici era grande e finalmente
nell’Aprile scorso sono riuscito a trovare il tempo per partire.
I dubbi e le paure della prima volta non vi erano
più, conoscevo l’isola, la gente del paese, l’ambiente
e le persone che mi avrebbero accolto, tuttavia il bel ricordo della
prima esperienza mi faceva nascere altre paure: sarà altrettanto
bello e coinvolgente? vi ritroverò lo stesso clima di amichevole
collaborazione e partecipazione? vi saranno novità al Centro?……….
E’ stato come essere partito da 2 giorni!!!
All’aeroporto la stessa dolce confusione di 2 anni fa, anzi un
bagaglio era già perso a Sal!!!
per fortuna si trattava dello scatolone meno importante tra quelli di
materiale sanitario che portavo dall’Italia; lungo la strada verso
il Centro soliti saluti e sorrisi da pazienti conosciuti e non poi l’arrivo
al Centro con i saluti dei volontari presenti e con gli altri impegnati
fissi e………sei subito a casa!
E’ incredibile come persone mai conosciute
prima, provenienti da regioni, situazioni diverse con stili di vita
e anche età diverse possano, accomunate dallo stesso spirito
che le ha portate ad affrontare una esperienza come quella del volontariato
a Fogo, trovarsi immediatamente in sintonia e dopo pochi minuti ritrovarsi
a tavola a parlare come vecchi amici delle piccole vicende della giornata
e del lavoro che ti aspetta il giorno successivo.
Non sono state settimane facili dal punto di vista professionale, e
proprio per questo sono state stimolanti e di grande soddisfazione.
Mi spiego meglio: il nostro lavoro di chirurghi
ortopedici in Italia in un grande ospedale è facile, ognuno di
noi ha un suo ruolo, competenze e compiti ben precisi; l’ortopedico
è ortopedico e fa l’ortopedico, hai l’anestesista
a disposizione, hai il radiologo che ti aiuta nelle diagnosi, hai i
chirurghi per quello che riguarda la loro specialità, il medico
di laboratorio ti seguirà nei tuoi controlli, ma l’anestesista
è anestesista e non si occuperà mai di aiutarti con l’attacco
rotto dell’aria compressa del tuo manipolo durante un intervento
(grande Serghej!), come il tecnico radiologo non ti aiuterà nella
confezione di un tutore gessato troppo impegnato com’è
alla RM (mitico Paolino!), e il chirurgo snobberà le tue riduzioni
di fratture esposte in mani maciullate perché ha i suoi calcoli
da fare in laparoscopia , e pure il medico di laboratorio non ti accoglierà
mai con un sorriso nel suo studio dove tu ti rifugi ogni tanto per farti
offrire un caffè (vero Renata?).
Eppure tutto questo a Fogo è successo come
mi è capitato di avere il piacere di aiutare Mario il chirurgo
in sala operatoria fino a sera consentendomi un’esperienza che
in Italia non avevo mai avuto modo di fare in maniera così coinvolgente;
ho pure fatto un giro con la mega ruspa della vigna pilotata dall’abile
Giacomo.
E come dimenticare gli inviti a casa
degli amici capoverdiani con ospitalità deliziose da parte di
persone belle fuori e soprattutto bellissime dentro, complimenti Cesarina
per il tuo splendido bambino, grazie Borja, forza Valencia F.C..
Tutto bello? tutto facile? Tutto a posto?
NOO!!!!
Mancano ancora un sacco di cose e spero che nel frattempo sia arrivato
quell’elettrobisturi che io nei pochi giorni che mancavano alla
mia partenza non sono riuscito a procurarmi; per quanto riguarda al
mia specialità sono riuscito a integrare con un poco di materiale
“recuperato” alcuni motorizzati adattabili agli attacchi
delle sale locali, ma certo mi piacerebbe poter fare di più soprattutto
per gli anziani, possibile che in un’isola di oltre 30000 abitanti
abbia visto nei periodi che ho trascorso a Fogo solo una frattura di
femore pertrocanterica arrivata dopo oltre un mese camminando! Posso
immaginare che fine facciano le altre fratture in persone vecchie lasciate
a letto per settimane.
Ora cercherò di procurami uno strumentario
per questo tipo di fratture, ma rimane sempre il problema del letto
da traumatologia che è quasi indispensabile senza dimenticare
poi la necessità di far sapere alla popolazione l’esistenza
della possibilità di cura di questo tipo di frattura che risulta
spesso fatale nell’anziano se non trattata chirurgicamente.
Ed è per questo che alla mia partenza ho salutato tutti e Fogo
con un ARRIVEDERCI!!!!!!!
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