Sono
nato
proprio come te...
“Non
temete,
ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà
di tutto il popolo:
Oggi vi è nato nella città
di Davide un salvatore, che
è il Cristo Signore. Questo
per voi il segno: troverete un
bambino avvolto
in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Soltanto la contemplazione può far semplice
la nostra preghiera per arrivare a constatare
la profondità della scena e del segno
che ci è dato. Una mangiatoia,
un bambino,
Maria e Giuseppe meditabondo:
“Veramente tu sei un Dio misterioso!”.
Il Padre, il solo che conosce il Figlio,
ci conceda di riconoscerlo affinché lo amiamo
e lo imitiamo. Nessun
apparato esteriore,
nel villaggio, tutto è indifferente.
Solo alcuni pastori, degli emarginati dalla società.
E tutto questo è voluto: “Egli
ha scelto la povertà, la nudità.
Ha
disprezzato la considerazione degli uomini, quella che
proviene dalla ricchezza, dallo splendore,
dalla condizione sociale”. Nessun
apparato, nessuno splendore esteriore.
Eppure egli è il Verbo che si è
fatto carne,
la luce rivestita di un corpo. Egli si trova
nel mondo da lui continuamente creato, ma
vi è nascosto. Perché
vuole apparirci solo di nascosto? Egli
fino ad allora era, secondo l’espressione di Nicolas
Cabasilas, un re in esilio, uno straniero senza città,
ed eccolo che fa ritorno alla sua dimora. Perché
la terra, prima di essere la terra degli uomini, è
la terra di Dio. E, ritornando, ritrova
questa terra creata da lui e per lui. “Dio
si è fatto portatore di carne perché l’uomo
possa
diventare portatore di Spirito”...
“Il suo amore per me ha umiliato
la sua grandezza. Si è fatto simile a me perché
io lo accolga. Si è fatto simile a me perché
io lo rivesta”. Per
capire, io devo ascoltare lui che mi dice:
“Per toccarmi, lasciate i vostri bisturi..
Per vedermi, lasciate i vostri sistemi televisivi..
Per sentire le pulsazioni del
divino nel mondo, non prendete strumenti
di precisione..Per leggere le Scritture,
lasciate la critica..Per gustarmi, lasciate
la vostra sensibilità”.
Nella
venuta del nostro Salvatore Gesù nell’umiltà
e nella povertà, sappiamo
essere semplici di cuore
così da poterlo riconoscere e accogliere?