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Dio
ha sete di noi, ci dice Madre Teresa.
Come possiamo ricambiare l’immenso amore
che Lui prova per noi? E noi?
Abbiamo sete di Lui? E di chi, ha sete d’amore?
Sete
di Amore
di
Stefania Chiacchiararelli
“Ho
sete”
disse Gesù sulla Croce, quando era privato di ogni
consolazione, morendo in assoluta povertà,
solo, disprezzato e spezzato in corpo ed in anima.
Egli parlava della Sua sete, non di
acqua,
ma di amore, di sacrificio.”
Queste parole sono parte di una lettera scritta da Madre
Teresa di Calcutta e
mi hanno particolarmente colpita,
alla luce dell’esperienza di volontariato
che sto vivendo e dalla quale vorrei partire per
riflettere con voi
sul messaggio trasmesso dalla religiosa.
Madre Teresa aveva sete di
Dio
e, di conseguenza, aveva sete “di anime”:
Dio l’ha chiamata a dedicare la sua vita
ai “più poveri tra i poveri”.
“Fino a quando non saprete,
nel profondo,
che Gesù ha sete di voi, non potrete cominciare
a sapere chi Lui vuole essere per voi.
O chi Lui vuole che siate per Lui.”
“Aver sete di qualcuno”, ci dice,
vuol dire amare infinitamente,
avere un desiderio ardente di qualcuno,
sentire la sua mancanza.
Dio ha sete di noi, perché
ci ama sempre,
anche quando non ci sentiamo degni della Sua misericordia,
della Sua fedeltà.
Che ruolo deve avere nella nostra
vita Colui
che prova per noi un amore incondizionato,
un amore caratterizzato da una tenerezza,
da una dolcezza infinite?
Da qui è necessario iniziare a riflettere,
a guardarsi dentro,
per capire chi Lui vuole essere per noi.
E noi? Cosa vuole Dio da noi?
Chi dobbiamo essere o diventare?
Cosa dobbiamo dare?
E’ Madre Teresa a rispondere a questi interrogativi,
quando afferma:
“Il nostro fine è quello
di saziare questa
sete infinita di Dio, fatto uomo.”
Ma come possiamo noi, con i nostri limiti,
riuscire a “dissetare” Dio?
La frase riportata all’inizio di questo articolo,
ci descrive Gesù privato di ogni consolazione, solo,
lasciato morire in assoluta povertà..
Credo che il modo più efficace
per dare da bere a Gesù, è aiutare il prossimo,
chiunque si senta solo, non amato
e non rispettato.
Il nostro prossimo può essere chiunque:
i nostri familiari, innanzitutto, i nostri amici, i colleghi,
i vicini di casa.. fino ad
arrivare ai “più poveri tra i poveri”.
L’esperienza di volontariato
di cui ho scritto sopra, consiste nel distribuire,
nelle varie stazioni ferroviarie della
mia città, Roma,
la cena ai senza tetto: pasta, panini, dolci, the caldo..
Sono pochi mesi che ho iniziato questa “attività”
ed ho, essenzialmente, imparato questo:
il sorriso ed il ringraziamento
che ciascun clochard dona quando gli viene porto il cibo,
sono niente
al confronto di quella luce
che si accende nei loro occhi
quando qualcuno li ascolta.
Ho visitato due volte
(conto di farlo ancora, magari con una certa continuità)
gli ospiti di Madre Teresa,
persone senza casa né lavoro a cui
le“Missionarie della Carità”offrono
vitto ed alloggio.
Ebbene, entrambe le esperienze
mi hanno fatto capire che,
purtroppo, non è scontato
per qualsiasi persona, sentirsi tale.
Fa venire i brividi scriverlo, pensarlo...farne
esperienza. Molte di queste
persone non vivono,
se consideriamo “vita” l’andare oltre
la semplice soddisfazione delle più basilari esigenze
biologiche.
Ecco, molti di loro mangiano ed indossano
ciò che gli viene donato, hanno un letto
(non tutti, anzi, molti dormono in stazione),
ma non fanno esperienza quasi mai
o in modo isolato,
di ciò che rende un individuo,
un Uomo.
Riusciamo ad immaginare di trascorrere
le nostre giornate praticamente in solitudine,
senza nessuno che ci ascolta, si fida di noi,
ci apprezza.. non sentendoci mai cercati,
consapevoli che nessuno si interessa di noi? Fortunatamente,
ci sono persone che dedicano
molto del loro tempo, a parlare con questi nostri fratelli,
meno fortunati.
Già, semplicemente a parlare:
è questo ciò di cui
hanno più bisogno.
Ma pensiamoci bene: non è un
bisogno universale?
Tutti, qualsiasi sia la nostra condizione sociale,
sentiamo sempre la necessità di confrontarci
con altre persone, anche solo di dire qualche stupidaggine,
per riderne poi, insieme..
Tutti abbiamo bisogno di confidarci,
di raccontare le nostre esperienze..
Questo perché siamo persone,
uomini e donne, con esigenze tipiche umane.
Quanto è triste pensare che
c’è chi non può soddisfarle quando e
come vorrebbe…
Credo che la sete di Dio venga saziata,
nel momento in cui viene saziata
la sete d’amore di queste persone.
E non solo. Non bisogna andare in particolari strutture
d’accoglienza o nelle stazioni
per trovare gente
che ha bisogni di sfogarsi...a casa di ognuno di noi,
nel nostro palazzo, sul posto di lavoro, in parrocchia..
Ovunque, il nostro prossimo è ovunque.
Dedichiamo qualche minuto almeno ad ascoltare
i problemi o le gioie dei nostri genitori,
figli, amici o conoscenti?
O andiamo sempre di fretta e nemmeno
ci accorgiamo degli occhi lucidi o del sorriso
di chi ci sta più vicino?
E a noi stessi, dedichiamo
del tempo?
Ci ascoltiamo, ci coccoliamo un po’,
coltiviamo la nostra vita spirituale?
Sappiamo davvero divertirci,
sappiamo ciò che vogliamo
e, soprattutto, sappiamo chi siamo?
“Ama il prossimo tuo come te
stesso”:
questo è il comandamento che Gesù
ci ha raccomandato di seguire.
Saziamo prima la nostra sete di Dio,
per poi dissetare chiunque abbia bisogno
d’amore e dunque, di Dio stesso.
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