Attualmente, è argomento di discussione il fenomeno del "bullismo", problema
sociale che coinvolge, in prima persona, bambini ed adolescenti ma,andando oltre,
anche genitori ed educatori.
Credo sia importante riflettere insieme
sulle possibili cause che portano
coloro,sui quali poniamo le maggiori speranze per il futuro,a compiere gesti aggressivi
e a sentirsi già uomini, solo perchè hanno il "coraggio" di essere violenti. Prima di tutto, penso sia necessario precisare cosa significhi "essere grandi": secondo me, crescere vuol dire avere pazienza, avere costanza e determinazione, capendo che le conquiste più grandi e durature si ottengono solo
gradualmente.I ragazzi oggi, hanno l'ansia
di crescere, di dimostrarsi onnipotenti e forti. Questa è solo un'illusione che li porta
a volere tutto e subito, coerentemente
a ciò che propone la società odierna, dove ogni cosa è effimera e perde rapidamente valore. Il tempo assume una dimensione
più ristretta e ciò comporta, per gli adulti,
la difficoltà a spiegare ai giovani la gradualità del successo, la differenza tra il facile ed il difficile e diviene sempre più complicato
trovare il giusto equilibrio tra l'essere autorevoli e l'essere autoritari.
Insegnare a crescere vuol dire insegnare ad aspettare, a faticare, a non essere incontentabili. Si parla di "bulimia esistenziale" che, personalmente, vedo come una difesa, che viene adottata, per affrontare la paura di crescere.Crescendo vengono a mancare le certezze e, se consideriamo anche, possibili problemi familiari, contrasti emotivi,
incomprensioni…, è facile supporre che,
questi disagi giovanili, sfocino in rabbia.
E la rabbia può trasformarsi in violenza.
Credo che gli adulti possano aiutare i ragazzi con questi problemi, con i semplici mezzi
del dialogo e del confronto.Sembrano parole vuote, soluzioni banali, invece sono fondamentali per far sentire, nel modo più sano, i giovani, più coinvolti.
Non si sentiranno più soli e, soprattutto,
si percepiranno più grandi, e veri adulti.

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