Recensione
Dalle
isole di Capo Verde, “dieci puntini gettati a caso
in mezzo all’Atlantico”,
ci arriva la storia del giovane Chiquinho.
E’ lui stesso a raccontare
la sua vita:
l’infanzia, dominata
dal mondo degli affetti
e popolata di storie di fantasmi, sirene,
eroi e cavalieri; l’adolescenza,
con le amicizie,
i primi amori e la nascita di una coscienza civile; la
maturità e il difficile momento
della scelta: rimanere nella propria terra e lottare per
essa, o imbarcarsi, come tanti conterranei, su una nave
con la sua prua
rivolta alle Americhe. Immerso nella “morabeza”,
quello speciale tratto di affabilità che distingue
i capoverdiani, accompagnato dalla musica struggente
della “ morna”, il romanzo
ci introduce in un mondo sempre in bilico fra terra
e mare,
dove chi resta è
forte quanto chi parte e porterà con sé la
nostalgia del suo paese.
Baltasar
Lopes da Silva (1907-1989), narratore,
poeta, filologo, antropologo,
è riconosciuto
come uno dei padri fondatori della Letteratura capoverdiana.
Chiquinho, romanzo-simbolo di una generazione, è
nella lista delle opere,
stimate dall’Unesco come
“patrimonio dell’umanità”. |
Edizioni
Lavoro
-Roma-
via Lancisi 25
collana L'altra riva 76,
curata da Vincenzo Barca.
Finito di stampare
ottobre 2008
|