Le
due dentiste catanesi
La
nostra esperienza di volontariato a Capo Verde, all'Ospedale
S. Francesco di Fogo, è durata 2 settimane: un periodo
breve sì,ma intenso e indimenticabile. Io e Claudia,
colleghe e amiche strettissime, abbiamo scelto di fare quest'esperienza
insieme e abbiamo condiviso ogni momento.
All'arrivo in ospedale abbiamo conosciuto i nostri colleghi
volontari: pur essendo noi due un po'più giovani
degli altri si è subito creato un clima familiare
e di collaborazione.
L'Ospedale è una struttura molto bella, a strapiombo
sul mare. La sabbia lavica nera ci ricordava tanto la nostra
amata lava dell'Etna; l'oceano però è sempre
agitato, ed era bellissimo stare a guardare le onde e la
vicina isola di Brava. Noi eravamo ospitate a casa Oceano
in una bella stanza doppia (avevamo chiesto di non separarci!),
altri invece a casa Mare.
L'impressione iniziale dell'Ospedale
è stata quella di un centro ben attrezzato. P.Ottavio,
una sera ci ha riunito tutti per raccontarci la storia del
centro e parlarci della realtà di Capo Verde. Gli
abbiamo raccontato la nostra voglia di fare un'esperienza,
lavorativa e umana,diversa, nuova, di conoscere il mondo
del volontariato, di entrare a contatto con persone dal
cuore grande che decidevano di vivere la propria professione
in aiuto degli altri.
Lavorare in ambulatorio ci ha fatto rendere conto delle
enormi differenze, esigenze, richieste della gente capoverdiana
rispetto alle nostre abitudini. C'è molta povertà.
In ambulatorio venivano molti diabetici e nessuno di loro
era in cura né aveva idea del proprio livello di
glicemia. Richiedevano, a volte pretendevano, che i denti
venissero estratti e non curati solo perché è
comune a tutti lì avere problemi dentali. I bambini
hanno già i decidui in condizioni disastrose.
Andando in giro per Sao Filipe con
Miza, la nostra validissima assistente e amica capoverdiana
che ci faceva da interprete coi pazienti, ci siamo accorte
come siano poche le risorse per la popolazione, pochi gli
stimoli, poche le fonti di impiego. Le scuole erano ancora
chiuse e c'erano tanti ragazzini che giocavano per strada,
ragazzine che si facevano le treccine davanti alle porte
di casa, donne che portavano di tutto sulla testa. C'è
il mercato della frutta e di vestiti usati, sempre pieno
di donne. Mentre non ci sono negozi di vestiti,di giocattoli,
di libri, di souvenirs né artigianato locale.
Gestire l'ambulatorio, con l'aiuto fondamentale di Miza,
è stato a volte pesante ma sempre appagante per l'
enorme gratificazione dei pazienti.
L'Ospedale S. Francesco crediamo che abbia enormi potenzialità
essendo già un punto di riferimento fondamentale
per la gente che è molto dignitosa e riconoscente.
Il nostro ambulatorio era ben fornito, Miza un'infermiera
efficiente e preparata.
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Flavia Valenti e Claudia Lombardo
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L'unica
domenica passata a Fogo siamo andate, insieme a Lodovico, il nostro
collega urologo, al vulcano. Una giornata bellissima; un posto
da vedere. Lungo la strada era un continuo pellegrinaggio di famiglie
intere che portavano secchi per andare a prendere l' acqua. Prima
di partire avevamo comprato un pacco di lecca-lecca (non c'era
altro!)da distribuire ai bambini; quando ci vedevano da lontano
ci rincorrevano per avere il loro lecca lecca, alcuni per venderci
le casette di lava e paglia tipiche lì al vulcano.
Con Anna, l'economa del Centro, abbiamo viaggiato per tutta isola
di Fogo. In quattro ore, abbiamo percorso 90 km. Abbiamo preso
caldo, sole,vento, freddo, nebbia, umido. Abbiamo cambiato paesaggi:
da zone calde e spoglie a zone più alte,verdi,rigogliose,
bellissime. Ci siamo stancate tanto, ma così possiamo dire
davvero di esserci fatte un' idea del posto. In zone isolatissime
c'era sempre gente a piedi, carica di pesi da portare per km.
Ci siamo fermati due volte per dare un passaggio a dei ragazzi
che sono stati con noi sulla macchina per lunghi tratti di strada,
in salita. Di contro alla natura incantevole che riempiva il cuore,
c'era una grande tristezza nel vedere tanta povertà.Ci
domandiamo, allora, quanto tempo ci vorrà perché
queste persone possano avere cose, per noi, scontate. Nessuno
vuole imporre la propria cultura a questo popolo che ha le sue
tradizioni e una grande dignità, ma certo è indispensabile
venire loro in aiuto.
Sicuramente quest'esperienza è stata molto forte: l'avere
condiviso un tale viaggio, l'avere esperienze e sensazioni legate
a questo mondo, è stato per noi due un motivo ulteriore
di unione. Entrambe ci siamo in certe situazioni sentite forse
troppo giovani per gestire da sole un ambulatorio in condizioni
difficili,ma abbiamo cercato di dare il più possibile.
Una maggiore esperienza, in futuro, potrà servire per gestire
meglio alcuni casi; speriamo di conservare in noi l' entusiasmo
e la voglia di fare, al servizio dei più bisognosi.
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