La
Cantina di Monte Barro
E' la naturale integrazione del progetto del vigneto.
La Cantina di Monte Barro, annessa alla Vigna, è
destinata alla trasformazione dell’uva in vino e
ai relativi processi di affinamento, imbottigliamento,
etichettatura, invecchiamento, confezionamento ed imballaggio
delle bottiglie. Il progetto, elaborato nel corso degli
ultimi anni, ha già visto conclusa la fase dello
scavo
e della gettata. I lavori di costruzione
sono stati completati nel 2011. Si stima che la produzione
a pieno regime, sarà a fine 2012 e, ammonterà
a 233.000 bottiglie l’anno.
I settori di attività che
interessano il Progetto
Vigna-Cantina sono diversificati:
dall’agricoltura al turismo, dalla formazione professionale
alla creazione di una piccola industria del vino, che
nel tempo sarà interamente gestito da professionalità
capoverdiane.
Anche l’attività della Cantina, come la Vigna,
avrà la finalità di sostenere, economicamente,
i progetti sociali promossi in loco dall’ Asde.
La cantina di Monte Barro
ora veramente viva
E' viva! La cantina di
Monte Barro
ora è veramente viva.
Fino a pochi giorni fa era solo una splendida struttura,
perfettamente adagiata sulla collina di Monte Barro. Una
struttura che inorgoglisce quando la si visita, un vero
gioiello per Capo Verde e, forse, escludendo il Sud Africa,
per l’Africa in genere. Ora, con l’avvio della
lavorazione delle uve, han fatto la loro comparsa anche
i caratteristici profumi del vino. La pigiatrice e la
pressa fanno bella mostra di sé sotto l’ala
esterna, i tubi rossi di travaso si snodano come serpenti,
collegati alle grandi vasche di raccolta, le scale di
misurazione delle vasche, finalmente, segnalano qualcosa.
E’ la nuova vita che inizia,
una nuova attività
che rende la nostra Associazione ancora più legata
a questa terra ed al suo costante sviluppo.
Fra pochi giorni il fragore, il vociare, i suoni e le
voci di questo ultimo periodo cesseranno ed il mosto,
attualmente nelle vasche di vinificazione, sarà
travasato in quelle di fermentazione dove riposerà
quieto in ‘culle’ d’acciaio a temperatura
controllata sotto il quotidiano controllo del sig. Aldo.
Il suo non sarà un sonno, ma un lento, silenzioso
processo che, assecondando le caratteristiche naturali
dell’uva, nell’arco di alcuni mesi lo porterà
ad essere “il nuovo prodotto” dell’isola
di Fogo la cui anima racchiuderà i profumi e gli
aromi di questa terra.
Vinha Maria Chaves...
un sogno partito da lontano
Una vigna sui pendii dell’isola di Fogo.
Chi l’avrebbe mai detto possibile, fino all’anno
scorso? Eppure, padre Ottavio ha
cominciato
a credere in questo sogno già otto anni
fa.
Una grande vigna coltivata con criteri
moderni vuole dire
cogliere tante opportunità
con un unico progetto: 1.dare
opportunità di lavoro in un Paese con cronici problemi
di disoccupazione; 2.favorire
la formazione professionale e un processo di sviluppo,
di crescita e innovazione per l’agricoltura locale
dell’isola di Fogo; 3.stimolare
la modernizzazione dell’agricoltura anche in altre
zone dell’arcipelago; 4.generare
una fonte di finanziamento per i progetti di Amses-Asde.
Ma sognare non è “fantasticare”:
significa fare emergere il volto nascosto o poco conosciuto
della realtà! Fogo ha da sempre
una vocazione agricola:
terra fertile e clima favorevole a varie altitudini.
Da secoli, nella caldera del vulcano, si coltiva
la vite
con metodi tradizionali.
La “resa” è
piuttosto contenuta e la qualità
della produzione
non regolare, ma è un motivo
di giusto orgoglio
per i “foghensi”
e per tutto l’arcipelago. Il vino ha una gradazione
mediamente elevata e ricorda in genere i nostri vini del
Sud. La sfida è quella di
immaginare una metodologia moderna, che preveda:
1. un’analisi tecnico-scientifica
dei terreni e delle “fasce” climatiche del’isola,
individuando aree, altitudini, pendenze e varietà
di vitigni adatte;
2. un’analisi della
disponibilità di acqua e la creazione di una rete
idrica adeguata, con possibili vantaggi anche per le attività
agricole nelle zone circostanti. Il problema della scarsità
di acqua dolce a Capo Verde e quindi a Fogo c’è
davvero. La vista dei terreni riarsi può dare l’impressione
di una zona desertica.
In realtà però, a
Fogo e non solo, l’acqua c’è e non
è scarsa. Il vulcano custodisce molte falde sotterranee,
che ancora non sono state trovate
e censite completamente. È vero che rilevazione,
trivellazione e pompaggio sono attività costose.
Ma l’esperienza ha dimostrato che se c’è
volontà e buon accordo di tutti gli interessati
(dai finanziatori alle autorità locali,
fino a chi concretamente lavora e segue il progresso dei
lavori), niente è impossibile.
E lo sarà ancor meno, se sarà possibile
utilizzare fonti energetiche rinnovabili, come il sole
e il vento, per produrre, a minor costo, l’energia
elettrica necessaria all'estrazione ed al pompaggio dell'acqua.
La vite è una pianta straordinaria,
adatta anche
ai climi più difficili. Ha bisogno
di molta acqua solo in fase d’impianto: poi si accontenta
di molto meno. L’irrigazione goccia e goccia
è il sistema più economico, razionale, adatto
alla coltivazione
della vite specialmente in zone aride e ora adottato con
successo in tutto il mondo. L’esperienza italiana
in fatto di selezione
dei vitigni, di studio dei siti,
di impianto e coltivazione fanno scuola a livello internazionale.
I sondaggi hanno convinto i nostri
agronomi piemontesi e veneti delle possibilità
di successo del progetto Vigna a Fogo.
Progetto MARIA CHAVES: carta d'identità
Si articola in tre “sottoprogetti”:
a) Vigna (Vinha) Maria Chaves ( nome che identifica la
località sulle mappe): realizzata su terreno di
circa 30 ettari, donato in comodato d’uso dal governo
capoverdiano per 50 anni.
25 ettari coltivati (12 a
cordone speronato, 13 a cordone libero; un
ettaro circa a uva da tavola,
il resto a uva da vino). Quota del
terreno:
tra i 652 e i 920m. sul livello del mare. Approvvigionamento
d’acqua: 6km. di rete collegata all’acquedotto,
per irrigazione quotidiana “goccia a goccia”,
differenziata e programmata. Cisterna
da 500 m cubi,
situata a 920 m: garantisce una settimana di autosufficienza
in caso di guasti alla rete.
Oltre 100.000 barbatelle
di vite impiantate
con successo (con scarse perdite per problemi climatici)
nell’estate del 2009.
Previsioni produttive: - primo raccolto
2010
50% della produzione entro il 2011;
100% della produzione entro il 2012.
b) Cantina (Adega) “Monte Barro” superficie:
circa 1.500 mq di superficie coperta.
Capacità produttiva annua:
minimo 220.000 bottiglie di vino bianco e rosso.
c) Frutteto sperimentale con piante drupacee (albicocchi,
peschi, mandorli, susini), olivi e agrumi, per verificare
la possibilità di espandere
e diversificare le colture sull’isola di Fogo.
Si prevede di impiegare direttamente
nel progetto
tra 50 e 60 addetti, senza contare l’indotto.
Il progetto è stato possibile per il contributo
della Conferenza Episcopale Italiana.