Quando,
agli inizi degli anni 70, la Provincia romana dei cappuccini,
decise di trasferire i suoi missionari da Capo Verde in
Madagascar, lui chiese e ottenne il permesso di poter
restare tra di noi, nell’isola di S. Nicolau, e
fece di Tarrafal “il suo amore a prima vista”,
come scrisse qualcuno, il Centro di irradiazione delle
sue mille attività.
Vi rimase per ben 51 anni e fu qui, il giorno 22 Gennaio
scorso, quando stava per completare 84 anni di vita, che
il “Signore della messe” lo chiamò
a Sé.
Stiamo parlando di Gesualdo Fiorini, nato a Fiuggi - Frosinone
(Italia) il 26 gennaio 1923, sacerdote cappuccino dal
1935, venuto a Capo Verde come missionario nel 1955.
In un tempo in cui l’isola
di S. Nicolau mancava di tutto, Padre Gesualdo non si
limitò a formare la gente nella fede e a costruire
cappelle, dove le comunità potessero incontrarsi,
per pregare insieme, ma anche scuole, strade per posti
isolati, officine di falegnameria e per materiali di costruzione
case, ecc. Lavorò e insegnò la dignità
del lavoro.
Come si usa dire, non dava il pesce, insegnava a pescare.
Non tutti lo capivano. Quando qualcuno gli chiedeva un
passaggio e, alla fine del viaggio, gli diceva “Obrigado
Nho Padre” (grazie, Padre!), lui era capace di rispondere,
con buoni modi ma senza molte storie, che “obrigado”
non paga la benzina. Lo diceva, però, soltanto
a quelli che potevano veramente dare un contributo per
le sue varie attività pastorali e sociali e non
alle persone non abbienti. Non amava perciò fare
assistenza, ma mettere in piede l’uomo affinchè
imparasse la bellezza del sacrificio. Fu in questa linea
che, nel 1973, mise a funzionare il suo cantiere di lavori
vari, dove molti giovani e adulti impararono a lavorare,
a gestire e a migliorare le loro condizioni abitazionali
e di vita.
Con la sua presenza a Tarrafal,
la pesca smise di essere l’unica via per guadagnasi
la vita e si aprirono altri orizzonti per la popolazione.
Così, in pochi anni, il piccolo e umile villaggio
di pescatori di Tarrafal guadagnò lo statuto di
“Vila”, con un governo municipale in fase
di istallazione, e si pensa che non tarderà a diventare
città.
Con la creazione, nel 2003, della nuova Diocesi di Mindelo,
anche la piccola chiesa di S. Francesco in Tarrafal ,
diventò la sede di una nuova Parrocchia. Per il
Padre Gesualdo, il 4 ottobre 2005, giorno in cui il Mons.
Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Mindelo, andò
a Tarrafal, per erigere la nuova Parrocchia, fu la realizzazione
di un grande sogno. Vedere il suo Tarrafal staccato, dal
punto di vista pastorale, dalla Parrocchia di Ribeira
Brava, nonostante che, dovuto all’età e alle
condizioni di saluto, lui stesso non potesse sperare di
essere nominato parroco, gli avrà dato molta gioia
e gli avrà fatto certamente pensare e ripetere
le parole del vecchio Simeone: “Ora Signore...”
Il Municipio di S. Nicolau e il
Governo di Capo Verde non aspettarono che il Padre Gesualdo
morisse per riconoscere publicamente la grandezza della
sua opera. Infatti un asilo municipale di Tarrafal fu
battezzato con il nome del Padre Gesualdo, così
pure la scuola statale di Cachaco. A sua volta, il Presidente
della Republica gli consegnò, insieme al confratello
Padre Mauro Cismondi, la “1ª Classe da Medalha
de Merito, per i notevoli servizi prestati alla società
capoverdiana.”
Padre Gesualdo ci lascia, nel momento in qui a Capo Verde
si ringrazia Dio per i 60 anni di vita e attività
missionaria dei cappuccini. Alla cerimonia della sepoltura,
avvenuta il 26 Gennaio, erano presenti non solo i suoi
confratelli di Capo Verde, il Provinciale di Roma, Padre
Antonio Ferri, e quello di Torino, Padre Stefano Campana,
come pure il Vescovo di Mindelo, le autorità comunali
e governative, e tanta tanta gente. Si direbbe che l’isola
tutta di S. Nicolau si fermò il giorno della sua
sepultura, riconoscendo che era morto un grande uomo e
un grande missionario.
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