Viaggia con noi

 

 

Tento di fare qualche riflessione sull’esperienza vissuta a Capo Verde, quest’estate, dal 5 al 12 luglio! Sull’isola di Fogo, nostra principale destinazione, un vento caldo piacevole ci accoglie e ci iuta a non dimenticare che siamo su un arcipelago africano a circa 500 km dalle coste del Senegal.
La potenza dell’oceano si infrange rumoroso sulla distesa di sabbia nera, discreto e silenzioso solo quando accetta, di diventare la cornice della S. Messa, nella bella cappella San Giuseppe, che ricorda Amici che, in questa Terra, hanno prestato generosamente la loro opera. Sentiamo ancora il profumo di un amico singolare, le cui ceneri sono sparse qui. E'palese l’orgoglio di padre Federico (da sempre a Capo Verde), nel farci visitare uno dei tanti accoglienti asili a Fogo, nonostante gli suoi acciacchi seri. Le sue parole sono parche, ma realistiche. E ancora la pazienza di uomini e donne che attendono di riempire la cisterna dell’acqua con i loro bidoni. Accanto a noi, le voci limpide e acute di bimbi che giocano, alcuni dei quali ci meravigliano per i loro occhi azzurri e i riccioli biondi, tratti somatici marcatamente europei, a testimonianza di loro antenati francesi, esuli a Fogo nel XVIII sec. Al mattino, la preghiera delle lodi con Luca, dà inizio, nel nome del Signore, ad una giornata in cui la curiosità del “turista” si fonde con la curiosità del “cuore”. Visitiamo il piccolo cimitero bianco a strapiombo sul mare, a lato della ridente cittadina di S. Filipe
con le sue vecchie case coloniali
che attendono, con pazienza,
di essere restaurate.
Da una semplice,ma caratteristica “panetteria-pasticceria” esce il profumo di biscotti, appena sfornati e di variopinti dolci al cocco. Il colore rosso vivo del pesce, appena pescato, e le barche colorate, finalmente a riva, nascondono agli ospiti occasionali, il duro lavoro notturno dei pescatori. Andando, troviamo piccole piante di viti, ricche di foglie, accoccolate nella nera lava del Gigante di Fogo, il Vulcano attivo di 2829 m., in mezzo ad una caldera che le protegge col suo tepore:
Questi singolari micro vigneti,
hanno dato vita a piccole cooperative vinicole che, nel tempo, producono vino di sempre maggiore qualità e oggi rappresentano una piccola fonte di reddito per molte famiglie.
Incontriamo le sorelle francescane nel Centro Socio

Quanti incontri, sensazioni, volti...
di Sara Grisa

 

 

Sanitario San Francesco.
S
uor Teodora ci spiega la loro integrazione in questa nuova realtà
e la suddivisione dei compiti:
c’è chi si occupa dell’orto,
chi della Casa di accoglienza dei malati hanseniani, chi dell’Ospedale,

e della ricerca di collaborare e supportare, l’ospedale statale, esistente, in gravi condizioni, di ambienti, attrezzature e mancanza di personale specialistico.
E'un rapporto delicato, che si va costruendo nel tempo. Al San Francesco arrivano specialisti volontari dall'Italia e dall'Europa.
Noi facciamo l’incontro con un farmacista russo. Apprezzati e graditi sono i farmaci portati dall’Italia. L’accoglienza è di grande festa e non può mancare un momento conviviale nel fiorito giardino, circondato da alberi di papaia, dove gustiamo la famosa cachupa, e poi
la foto-ricordo con la bandiera italiana: sì, perché, proprio questa sera, l'Italia ha vinto i Mondiali!
Ci aspetta ancora un incontro importante con padre Orfeo, a Mosteiros, nel nord dell'isola.
Ci vengono incontro due intensi occhi azzurri e lo riconosciamo subito, anche se non lo abbiamo mai visto prima. Lavora qui da molti anni, e
questa è la sua casa. Cerchiamo
di respirare intensamente le poche ore trascorse con lui, di appuntare ogni racconto, ogni parola nella nostra mente per farne tesoro.
Gli promettiamo, al prossimo nostro ritorno, matite colorate e quaderni per i bimbi del suo asilo. Immagini, momenti, volti, incontri, emozioni si susseguono tanto velocemente, da accrescere in noi il desiderio di capire sempre di più... questa terra deserta, senza acqua, pur così ricca di gente amabile e familiare.
Mentre da un lato, constatiamo il fatto di aver incontrato situazioni di grave povertà materiale, ma silenziosa e molto dignitosa, dall’altro non ci sfugge il disagio nascosto, ma evidente, dell’aria pensierosa e rassegnata di molti giovani, stanchi di sognare un futuro migliore e la loro frustrazione per aver perso la speranza di affrancarsi da una quotidianità senza sbocco. Rammarico certo di un’istruzione insufficiente con la conseguente difficile comunicazione con i giovani del mondo, ma nonostante questo, la voglia l’attesa tienen viva la luce della speranza. Lascio l’isola con un certo peso nel cuore e nel bagaglio una grande conchiglia, regalatami da Nelson e desiderata fin dal primo giorno.

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