La casa di Nazareth è la scuola
dove si comincia a comprendere la vita di Gesù, cioè la
scuola della Buona Notizia per la vita. Qui si impara ad
osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato
così profondo e così misterioso della manifestazione del
Figlio di Dio... Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene,
ad imitare. Qui impariamo il metodo che ci farà
conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno
di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi:
cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri
riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi
al mondo. Qui tutto ha una voce, tutto
ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo
perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo
seguire la via del Vangelo e diventare suoi discepoli. Oh!
come volentieri vorremmo ritornare fanciulli...
Quanto ardentemente desidereremmo ricominciare, vicino a
Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la sapienza
delle verità divine! … Non lasceremo questo luogo senza
aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti
dalla casa di Nazareth. In primo luogo essa ci insegna
il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima
del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello
spirito: mentre siamo storditi da
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tanti frastuoni, rumori e voci clamorose
nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh!
silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi
nei buoni pensieri... pronti a ben sentire le segrete ispirazioni
di Dio e... Insegnaci quanto importanti
e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio,
la meditazione..., la preghiera che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia.
Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos'è la comunione
di amore, la sua bellezza austera e semplice..., ci faccia
vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia,
ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine
sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro.
Oh dimora di Nazareth! Qui soprattutto desideriamo comprendere
e celebrare la legge della fatica umana;
qui nobilitare la dignità del lavoro in
modo che sia sentita da tutti; ricordare, sotto questo tetto,
che il lavoro non può essere fine a se stesso,
ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente
da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò
che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo
salutare gli operai di tutto il mondo e mostrare loro il
grande modello, il loro divino fratello..., Cristo nostro
Signore. |