Tela dipinta da Padre Secondo Pastore,cappuccino
Sant’Ignazio
da Santhià (chiamato dal popolo)
Il Santino
del Monte
Lorenzo
Maurizio Belvisotti, nasce il 5 giugno 1686 a Santhià da agiata
famiglia, è battezzato nello stesso giorno. Ordinato sacerdote
a Vercelli nell’autunno del 1710.
Dopo 6 anni di apostolato nella sua Diocesi, chiede di entrare tra i
Frati Minori Cappuccini di Torino. Il 24 maggio 1716 riveste l’umile
saio del Poverello d’Assisi.
“Prende il nome di Padre Ignazio e lo sarà “per tutti”,
annota un suo confratello, frate Egidio Luigi Lanzo. E’mirabile
esempio di umiltà e di saggezza, di carità e di prudenza,
che rifulge ovunque è inviato dall’obbedienza, sia nei
conventi che nelle parrocchie, con i superiori ed i confratelli, nel
noviziato dove fu maestro, nell’esercito con i soldati feriti,
quale cappellano.
Direttore spirituale delle anime, stimato e venerato sia dai sacerdoti
che dal popolo, ricercato per la sua bontà dalla gente di ogni
ceto sociale, nelle famiglie, al letto degli infermi…”
A dirla in breve è “uomo di Dio”, dal cuore acceso
di amore, uomo che ti accoglie in qualunque momento, ti consola e ti
conforta; rigido solo con se stesso, pieno invece di misericordia e
di comprensione con chiunque si sente oppresso dal peccato o dalla sofferenza.
E chi scrive ne dà conferma anche oggi, anno di grazia 2007.
Non ha lasciato opere letterarie o teologiche, non ha compiuto cose
grandi
da richiamare l’attenzione delle folli, eppure “Il santino
del Monte” così lo chiamavano, è passato e ancora
passa benedicendo e confortando nei momenti più dolorosi e bui,
risanando le ferite dell’anima.
Parte per il cielo il 22 settembre 1770 nel convento di Santa Maria
del Monte dei Cappuccini.
“ Sento nel mio cuore una voce che sempre mi ripete: per servire
Dio a dovere, tu devi fare la Sua volontà, assoggettandoti all’obbedienza…”
Non trasparirà mai, nella sua lunga vita, quale prezzo pagò
per realizzare
simile conformità a Cristo,
obbediente al Padre, nell’amore e servo degli uomini.
Si riconoscerà pubblicamente che non si è ancora trovato
nella Provincia Cappuccina del Piemonte
un frate migliore di Ignazio, preparato e umile, pronto a ubbidire a
qualsiasi ufficio chiamato, senza nessuna ambizione. Paolo VI nel giorno
della Beatificazione il 17 aprile 1966, ebbe a dire:
“…il suo titolo di perfezione, potremmo
dire, non sta nella singolarità
ma nella normalità;
questo non abbassa il livello della perfezione stessa,
ma lo rende raggiungibile a tutti i fedeli
a Cristo Signore, il Risorto..”
In Padre Ignazio, un religioso “tutto fare” primeggia
la virtù dell’ubbidienza,
virtù oggi tanto in crisi, continua il papa”.
Teresina di Lisieux così scriveva:
“La santità non è in tale o tal’altra
pratica, ma consiste in una disposizione del cuore
che ci rende piccoli e umili fra le braccia di Dio, coscienti della
nostra debolezza e fiduciosi, fino all’audacia nella sua bontà
di Padre”.
Aggiungo una nota, a me cara:
Quando parlava di Maria, la santa Vergine, la Madre di Dio, di Gesù
e Madre nostra,
la considerava sua Mamma e Regina, sua Avvocata e Ispiratrice.
Tutti notavano in lui, eloquenza e brio, giubilo e tenerezza speciale.
Parlando di Lei si trasformava in un altro, tant’era il brio di
spirito, con cui ne ragionava..”.“Pareva che non potesse
contenere il giubilo e l’allegrezza che gli sprizzava fuori…”.
Parlava della beata Vergine con tal calore che sembrava la vedesse e
si trasformasse in lei…”.
E spronava ad imitare le virtù di Lei e non ad esaurirsi in sterili
affetti.
Nel 1750 potè soddisfare la sua pietà mariana, pellegrinando
al santuario di Loreto, dove presentò alla Vergine le necessità
sue, dei suoi frati e di tutto il popolo di Dio.
A chi si rivolgeva a lui per consiglio o una benedizione, diceva:
“Andate dalla Madonna….Affidatevi a Lei, seguitene gli esempi,
recitate il Rosario…Ella vi consolerà e vi salverà.”
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Ignazio confessa con paterna
comprensione
e fiducia nella misericordia divina.
Va a questuare per la città
con umiltà e dignità.
Ama da innamorato con tanta
gioia
la Vergine Maria, Regina e Avvocata,
Madre dei peccatori e i sofferenti
La Madonna, madre di tutti,
non esclude nessuno,
credente o non
La Regina degli Angeli
e dei santi.
Sorella
morte lo visita e muore circondato dai suoi confratelli
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