Giornale Web
DIRETTA CON DIO

 

 

 

 

Il lato luminoso
di Monica Vanin

Cosa dire a un’amica che ha appena subito
un lutto grave? La condivisione può suggerire qualcosa: parole-esperienza, parole-carezza.

Ciao cara. Ho saputo che la tua mamma
se n’è volata via in pochi giorni, sotto il suo carico di anni e di fatica. Quando sono
molto anziani si sa che il momento arriva,
così ci diciamo e ci dicono sempre tutti.
Ma tra il dire e il vivere la cosa,
che gran differenza c’è!
È dura quando le mamme (e i papà, certo;
ma la mamma è il grembo),
lasciano vuota
la casa; quando dall’altro capo del telefono
non senti più la solita voce, magari un po’ alterata dal passare del tempo e dalla malattia, ma quella voce, che hai imparato
da prima della nascita. E quando al posto
di una voce e di una presenza, con la quale battibeccare, magari, resta una fotografia
sul comodino, è una cosa davvero dura da superare (se mai la si superi davvero).
E così anche tu hai dovuto dare l’arrivederci “a non so quando” a tutti e due i tuoi genitori.Ti capisco,sai! D’accordo, è sempre
un po’ pretenzioso dire: “Ti capisco” a chi è
in lutto, perché c’è qualcosa di singolare,
di troppo personale nella perdita dei propri cari. Però mi ricordo che, quando qualcuno
mi ha detto queste parole, durante i giorni delle diagnosi infauste,delle difficili relazioni con un padre e poi una madre ammalati
senza speranza di guarigione, bene, quel
“Ti capisco” così immediato, sincero, amorevole, mi ha fatto tanto bene.
Anche perché poi ha trovato conferma in lunghi ascolti e dialoghi e varie modalità del camminare insieme. Ho capito infatti che,
uno dei pesi più difficili da portare,
in questi casi, è il sentirsi soli,

in un deserto di incomunicabilità.
Anche perché, fra l’altro, non c’è nulla di scontato in queste cose e perciò non è detto che l’aiuto più grande, la “prossimità”
più calda ti arrivi dai familiari.
A volte, arriva da persone con cui non hai condiviso poi molto, durante la tua vita. Eppure, in quel momento, le strade si intersecano, gli sguardi e le parole si incontrano, le anime di comprendono,
si accolgono, si abbracciano. È il Signore,
che si veste dei panni che vuole, anche e soprattutto quelli che non immagini e non prevedi.
Ti si farà incontro, attraverso angeli, vestiti da uomini, donne, ragazzi, vecchi, chi lo sa. Ma lo farà.
Infallibilmente, vedrai! Quando chiediamo accoratamente la Presenza, siamo
sempre accontentati: dobbiamo fidarci e tenerci pronti a riconoscerla e a lasciarci avvicinare. Ci penso molto, in questi giorni, quando ormai si sono abbassati i riflettori sulla vicenda di Eluana Englaro e non squillano più le trombe, spesso stridule, insopportabili, del circo mediatico: giornali, radio, televisione… Quando parliamo di vita
e di morte,
mettiamo a nudo così desolatamente le nostre povertà, le nostre paure, la nostra ansia di giudicare e mettere ordine, di decidere, di “schierarci”.
Per non parlare di chi è sempre pronto
a strumentalizzare ogni cosa, per sacra
che sia, pur di concimare le campagne elettorali. Quanto poco parla e agisce l'amore, con dolcezza ferma,in questi casi!
Il saper stare accanto, accompagnare, esplorare sentieri di vita insieme, disposti
a pagare un prezzo anche alto, a spendersi davvero per attraversare il disagio,
il tormento dell’altro, la mano nella sua mano: questo dovrebbe essere, nient’altro.
E pensare che il mondo è segnato
da migliaia di sentieri di amore,

che non tutti gli occhi riescono a individuare, nella giungla dei falsi problemi e degli idoli di turno: così, molte candide piste di sabbia
restano inesplorate, senza l’impronta di un passo. Altri percorsi devono essere aperti
e attrezzati con coraggio,con la forza dell’immaginazione che Amore, quello vero, scalda e illumina: Amore che non avrà mai fine. A proposito, ti dico anche questo,
prima di salutarti: sperimenterai altre forme di intesa, di rapporto, diverse dalle
conversazioni al telefono o dal mangiare
allo stesso tavolo, con i tuoi cari “trasferiti”.Dal versante luminoso, dal lato giusto, ben disegnato, della Tela ricamata, loro che ci hanno preceduti, non ci perdono
di vista e compatiscono teneramente

tutte le nostre fatiche, i garbugli terrestri,
il rovescio del ricamo nel quale ci smarriamo tanto spesso. Sono pronti a sostenerci, oltre la barriera del silenzio fisico. Occorre esercitare la fiducia, l’affidamento, la fede,
in sostanza, come sempre: e allora si può sentire la vita fluire oltre ogni vuoto,
oltre ogni ostacolo, a chiudere il cerchio
della relazione che non muore.

 

 


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