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Sono grano o zizzania?
Cosa voglio essere?
Seguitemi,
andiamo su una collina per osservare dall’alto il
campo di cui si parla nel vangelo di Matteo, capitolo 13,
versetti da 24 a 30. Guardiamo cosa
succede.
Noi non vediamo più il nemico,
è da molto tempo scomparso.
Ciò che vediamo, sono delle
comunità.
Vi sono i buoni cristiani, le persone tiepide,
critiche o complicate in seno alla Chiesa,
i peccatori, gli indifferenti.
Si fa fatica a distinguere chi fa parte del grano, chi della
zizzania.
Se continuiamo a guardare, notiamo
dei campi
che contengono sia grano, che zizzania.
Infine delle piante che cambiano.
Il grano diventa zizzania e la zizzania, grano.
Nel campo regna la confusione.
Vedo me stesso da qualche parte,
sono fra il grano o la zizzania?
Vedo i miei colleghi: come mai quello
è laggiù?
È incredibile, si trova dove c’è un
sacco di grano.
Nel campo tutto ha il diritto di crescere,
tutti hanno una possibilità.
Poi vediamo, dalla nostra collina,
i lavoratori.
Tra loro vi sono dei fanatici dell’ordine,
dei giardinieri modello,
degli artisti del paesaggio.
Sognano giardini alla francese,
in cui tutto è tagliato secondo delle regole.
Non vorrei cadere nelle loro mani.
Sono pastori o sceriffi che sorvegliano da vicino
il loro settore? Ed ecco il contadino.
Noi lo indoviniamo, più che vederlo veramente.
È là ad aspettare, al
fondo della sua casa. Aspetta, paziente,
esultando già
per la messe. Chiama con
tutte le sue promesse colui - che dico - coloro
che vogliono venire a lui. Ripone
la sua speranza in tutti,
in questo campo singolare.
dal vangelo di Matteo 13, 24-30
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