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IN VETRINA
Il nostro Amico e Padre
Card. MICHELE PELLEGRINO
 
Brevi flash che ci devono far pensare...

Tanto è stato scritto di lui ma noi desideriamo riflettere insieme su alcune sue parole che devono cambiare il nostro modo di essere cristiani.
Come facciamo la giustizia e portiamo la pace vera?
Vediamo col cuore?

Dalla lettera pastorale di Padre Pellegrino "Camminare insieme" (8 dicembre 1971).
Il Padre incrementa il ruolo dei laici nella vita della Chiesa.
E’ attento ai problemi del mondo della cultura, ai problemi del lavoro, della casa per la gente.
E' uomo e sacerdote (è servo della comunità).
"La sua fede è stata, non un'abitudine, ma un impegno pieno di speranze, a volte, faticose come "vie crucis", a volte, luminose come una trasfigurazione" ha detto di lui il cardinal Ballestrero, suo successore.
Questa fede deve essere la prima eredità che noi cerchiamo di raccogliere.
Come Gesù, anche Padre Michele sale sulla sua croce l’8 gennaio 1982 e resta inchiodato fino al 10 ottobre 1986, giorno della sua nascita alla Vita Vera.
Aveva donato, nel 1973, la cornea dei suoi occhi…
Davanti al sole che lo abbaglia, dice:
"mi capita di lasciarmi incantare, quasi folgorato da tanta bellezza della luce..."
"Quando, dalla terrazza del primo piano, vedo passare la gente per strada, …mi domando, per un cristiano, per un prete, per un vescovo, cosa vuol dire "voler bene"? …sentirci vicini nel cuore, quando prego".
"Era uomo orante, …pregando si illuminava, semplice come un bambino, si commuoveva…" così hanno scritto di lui.
Dalla fede in Cristo Gesù, dal Vangelo, si ispirava per quella inventiva, quell'audacia e coraggio nella sua testimonianza di pastore.
Quando ormai la malattia gli aveva tolto anche la parola e solo i suoi occhi parlavano, a chi lo accudiva, con un affettuoso grazie, il cardinale faceva un bel sorriso e dava una tenera carezza, sincera manifestazione dell'amore di Dio.
La sua è stata una vita-vocazione di impegno e di responsabilità, altissimi;
nell'assiduità del dovere, nella serenità dell’impegno, nella metodicità della dedizione; nella sua missione di maestro, di insegnante e di dottore non ha mai perso l'orizzonte della fede, davanti alla quale si è inchinato e ha indicato a tanti questo mistero, quale umile servizio, nella serietà della coscienza.
La sua è stata una presenza nella Chiesa di Torino e in tutta la Chiesa, piena di significato, di vibrazioni profonde, di intuizioni, talvolta anche profetiche.
Non amava compromessi, questo rigoroso ricercatore!
Voleva tanto bene gli uomini anche se non se lo meritavano, perché amati da Dio, immagini di Dio, chiamati ad essere segno e strumento di Dio.
Voleva tanto bene agli uomini perché aveva imparato a conoscerli nelle pagine della Bibbia, nelle pagine dei Padri della Chiesa e nella storia della Chiesa.
La sua disponibilità era proverbiale, la sua capacità di incontrare lo ha reso capace di molte esperienze, talune anche audaci, sempre e comunque a servizio dei fratelli.
Ciò che era "servizio", era circondato dalle sue predilezioni ed intuizioni operative.


Il cambio del servizio


Chiara, incantata alla presenza del Padre


Voler bene? Sentirci vicini nell cuore


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