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Omobono
un uomo giusto
All’alba di un giorno d’autunno, in una chiesa
cremonese accade un fatto impressionante.
Un cittadino molto popolare e amato,
Omobono Tucenghi, è come sempre al suo posto per
partecipare alla Messa. Ma a un tratto lo si vede impallidire,
afflosciarsi e
chi per primo cerca di soccorrerlo s’accorge
che è già morto. D’improvviso, senza
un lamento, senza soffrire. La morte serena
che ognuno si augura."E che mastro
Omobono si meritava", devono aver aggiunto molti
intorno a lui, nella chiesa intitolata
a sant’Egidio. Omobono Tucenghi,
infatti, è
un uomo che, senza privilegi di nascita o prestigio di funzioni,
ha saputo diventare nella sua città
una “forza”solo per le doti personali e l’esempio
della sua vita. E’ un mercante di panni e negli affari
è abilissimo. Ormai lo circonda un rispetto
universale, anche con qualche cenno di compatimento: lui
e sua moglie, infatti, non hanno avuto figli. Sono soli.
Con tutti quei soldi che il commercio ha portato loro, in
quest’epoca di vitalità straordinaria e turbolenta
in tante città italiane ormai passate all’autogoverno.
Ma nel pensiero di questi coniugi,
e soprattutto nel loro comportamento, c’è
come un profumo di Chiesa primitiva: possiamo dire
che anch’essi continuamente
"depongono ai piedi degli apostoli" denaro
guadagnato col commercio, come avveniva nella piccola comunità
di Gerusalemme. Non negli scritti e nemmeno in discorsi
che nessuno ci ha tramandato, ma con questi gesti precisi
e continui Omobono rivela la sua chiara
concezione circa il denaro che guadagna:
su di esso hanno precisi diritti i poveri.
Le monete sono mezzi d’intervento per il soccorso
alla miseria. In tempi di rissa continua nelle città
e fra queste (Cremona
nel conflitto tra Comuni e Impero
è schierata dalla parte imperiale) si ricorre alla
sua autorità per arginare la violenza. Omobono
è pronto al servizio fraterno anche così:
con la parola contribuisce a rendere
più vivibile la città,
con la parola inerme ma autorevole, perché è
lo specchio di una vita grande. Ecco
perché la sua morte, avvenuta nel momento in cui
dall’altare s’intonava il Gloria, ha scosso
tutta la città. Non solo.
Si sparge una voce insistente: mastro Omobono fa miracoli!
Cominciano i pellegrinaggi alla sua tomba, il vescovo Sicardo
e una rappresentanza cittadina si rivolgono a papa Innocenzo
III, che canonizza Omobono
il 13 gennaio 1199, a meno di due anni
dalla morte. Un santo laico, un santo imprenditore,
un commerciante del ramo tessile posto
sugli altari già 800 anni fa. Proclamato Patrono
cittadino dal Consiglio generale di Cremona nel 1643, sant’Omobono
è venerato come protettore dei mercanti.
Il suo corpo è conservato in una cripta
della cattedrale di Cremona.
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