Antonio di Padova
sacerdote e Dottore
della Chiesa
13 giugno
Fernando di Buglione
nasce a Lisbona in Portogallo, intorno al 1195, da nobile
famiglia portoghese, discendente dal crociato Goffredo di
Buglione.
A 15 anni è novizio
nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, tra gli Agostiniani.
Carattere forte
e determinato, novizio nel monastero di S.Vincenzo, chiede
di essere trasferito nel monastero di Santa Croce in Coimbra,
il maggior centro culturale del Portogallo, appartenente
all'Ordine dei Canonici Regolari di S.Agostino, dove studia
Scienze e Teologia con ottimi maestri: qui si prepara al
sacerdozio, che riceverà nel 1219, a 24 anni.
Quando sembra dover percorrere
la carriera del teologo e del filosofo,
decide di lasciare l'Ordine agostiniano.
Fernando non sopporta i maneggi politici
tra i canonici agostiniani e re Alfonso II;
in cuor suo anela ad una vita più vera e austera.
Realizza il suo desiderio, nel 1220, quando giungono
a Coimbra i corpi di cinque frati francescani,
martiri, decapitati in Marocco, dove si erano recati
a predicare per invio di Francesco d'Assisi.
Quando i frati del convento di Monte Olivares arrivano per
accogliere le spoglie dei martiri, Fernando
confida il desiderio di vivere con loro
il Vangelo del Signore Gesù ed essere missionario.
Ottenuto il permesso dal provinciale francescano
di Spagna e dal priore agostiniano, entra
nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa,
e muta il nome in Antonio.
Anelando al martirio, chiede subito
e ottiene di partire missionario in
Marocco.
Verso la fine del 1220 s'imbarca su
un veliero, diretto in Africa, ma durante il viaggio,
colpito
da febbre malarica, è costretto
a letto.
La malattia si protrae e in
primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria
per curarsi. Secondo altre versioni, Antonio non arriva
mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona,
la nave è spinta da una tempesta a Messina,in Sicilia.
Curato dai francescani della città,
in due mesi guarisce. A Pentecoste, invitato al Capitolo
Generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa
Maria degli Angeli, dove ha modo di
ascoltare Francesco,
mai lo incontra personalmente.
Il ministro provinciale dell'Ordine per l'Italia settentrionale
gli propone di trasferirsi a Montepaolo,
presso Forlì, quale sacerdote per la S.Messa
ai 6 frati dell'Eremo: una chiesolina,
qualche cella e un orto. Per circa
un anno e più
vive in contemplazione e penitenza,
svolgendo, per sua scelta, le mansioni più umili;
un giorno deve scendere con i confratelli
in città, nella chiesa di San Mercuriale, per l’ordinazione
di nuovi sacerdoti dell'Ordine
dove, per assenza del predicatore, è invitato a parlare
ad una vasta platea, composta anche dai notabili. Ad
Antonio è subito assegnato
il ruolo di Predicatore e Insegnante
dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera, raccomandandogli,
però, di
“non perdere lo spirito della santa orazione
e della devozione”. Predica in Romagna, nell'Italia
Settentrionale, usa la sua parola per combattere l'eresia
(detto il “Martello degli eretici”)
catara,
in Italia e albigese in Francia nel 1225.
Tra il 1223 - 1225 pone le basi della
Scuola Teologica francescana, nel convento
di S.Maria della Pugliola, a Bologna.
In Francia, tra il 1225 - 1227, assume la Custodia di Limoges.
Mentre si trova in visita ad Arles,
si racconta che gli appare Francesco vivente
con le stigmate, da poco ricevute.
Partecipa nel 1227 al Capitolo generale di Assisi, dove
il nuovo ministro dell'Ordine, già morto Francesco,
Giovanni Parenti, lo nomina Provinciale
dell'Italia settentrionale. Antonio apre nuove case, visita
i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, anche
le sorelle Clarisse e il Terz'ordine.
Va a Firenze, infine fissa la sua residenza a Padova
e in 2 mesi scrive i “SERMONI” domenicali.
A Padova ottiene la Riforma del Codice
Statutario Repubblicano, grazie alla quale, un debitore
insolvente, ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i suoi
beni, non deve essere incarcerato.
Tiene testa ad Ezzelino da Romano,
soprannominato
il Feroce perché liberi i capiguelfi, incarcerati.
Intanto scrive i SERMONI
per le feste dei Santi;
temi preferiti
sono: i precetti della fede, della morale e della virtù,
l'amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera
e l'umiltà,
la mortificazione; acerrimo nemico dell'orgoglio e della
lussuria, dell'avarizia e dell'usura.
E' convinto assertore dell'Assunzione
della Vergine Maria e, su richiesta di papa Gregorio
IX,
nel 1228 predica la settimana di Quaresima,
definito dal papa "Arca del Testamento".
Racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla
cosmopolita e che ognuno lo sentì
parlare nella propria lingua. Per
3 anni viaggia
senza sosta (a piedi naturalmente), infine logorato e sofferente
d'asma e di idropisia, torna a Padova. Memorabili
le sue prediche per la Quaresima
del 1231. Per riposarsi un po’si
ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso,
benefattore di un eremo ai frati, gli fa allestire,
per suo desiderio, una celletta tra
i rami
di un grande noce. Da qui Antonio predica,
ma scende a confessare e alla sera risale
nel suo giaciglio arboreo.
Una notte, Tiso, per controllare la malferma salute
del Santo, attirato da una grande luce vede Gesù
Bambino in visita ad Antonio.
A mezzogiorno del 13 giugno 1231,
di venerdì,
Antonio si sente mancare e prega
di portarlo a Padova, dove vuole morire.
Caricato su un carro trainato da buoi,
per le aggravate condizioni, si decide di ricoverarlo nel
vicino convento dell'Arcella, dove muore in serata.
Scrivono di Lui che, stando
per spirare,
vede il Signore e che, nel momento della morte,
nella città di Padova, frotte
di bambini
prendono a correre, gridando: è morto il Santo.
Nei giorni seguenti la Sua morte, si scatenano
"guerre intestine" in quale luogo conservare le
Sue spoglie. Infine il Padre provinciale decide che la salma
sia portata a Mater Domini, per espressa volontà
di Antonio. Non appena il corpo giunge a destinazione,
iniziano i miracoli, documentati da testimoni.
Ancora in vita, Antonio aveva operato
miracoli
senza numero, esorcismi, profezie, guarigioni:
riattacca un piede reciso, rende innocui cibi avvelenati,
predica ai pesci, e tantissimi altri.
Lo vedeno in più luoghi contemporaneamente.
Raccontano di un marito che accusa di adulterio la moglie,
la quale invocato Antonio, Egli fa parlare il neonato, presunto"frutto
del peccato", che da’ testimonianza dell'innocenza
di sua madre.
I suoi miracoli hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano
e Donatello... Antonio viene canonizzato
l'anno seguente la sua morte, dal papa Gregorio IX.
La grande Basilica a lui dedicata, sorge vicino al convento
di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la morte,
durante la traslazione delle spoglie, S.
Bonaventura da Bagnoregio
trova la lingua di Antonio incorrotta,
oggi conservata nella cappella del Tesoro,
nella Basilica di Padova.
Nel 1946, Pio XII lo proclama Dottore
della Chiesa.
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