Dopo tre
mesi di esami medici, di controlli e trattamenti sono
in procinto di rientrare a Capo Verde.
Sento il richiamo di mia sorella Vittoria che mi ha detto:
"Ormai sei vecchio; perché non ti fermi qui
con noi?".
E alla quale ho risposto: "Ognuno deve stare al suo
posto e il mio posto è là".
Eppure anche il restare in Italia ha una sua ragionevolezza
percepita anche dagli amici e conoscenti che alla partenza
mi salutavano: "Sei di partenza. Dio vada con te.
Ma ritorni, non è vero?"
Dunque, messi sulla bilancia i pro ed i contro, rientro
perché anche se vecchio e accidentato sento che
ancora potrò aiutare a sbocciare il sorriso dei
bambini, a consolare e dare speranza al gemito di qualche
malato e ad aiutare Naninha a ultimare la casa per i suoi
figli.
Certo, mi ha fatto bene
venire in Italia e non solo per rimarginare le piaghe
varicose ai piedi.
Mi ha fatto bene vedere la spensieratezza dei bambini,
la maturità e la responsabilità degli adulti.
Mi ha fatto bene il clima fraterno del convento di Fossano
e anche il sentirmi oggetto di attenzioni e sollecitudine
da parte di sorella Nenne che ha osato scocciare i migliori
medici di Torino per la mia salute.
Ho anche capito alcune cose.
Ho capito che il bene che si fa non si misura col contachilometri
della macchina, che la sofferenza di cui l’uomo
soffre ha mille sfumature.
Ho sentito dire che il turismo è l’ultimo
ritrovato che l'occidente suggerisce ai popoli poveri
per lo sviluppo.
E' una
speranza per Capo Verde che sembra essere l'ultima spiaggia
per i turisti.
Però forse non basta andare a scaldarsi al sole
dei Tropici, ad ammirare la maestosità del vulcano
o la curiosità delle spiagge nere per portare o
generare lo sviluppo. Bisognerà cercare di conoscere
i veri problemi ed affrontare con rispetto e simpatia
le carenze del sottosviluppo.
A queste condizioni e incoraggiato dalle vostre promesse
Vi aspetterò dunque, proteso dalle scogliere dell’Atlantico!