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Rubrica "Mi racconto"
26/11/04 di
Federico Cerrone |
Prima lezione missionaria
Povero me, così caricato!
Baobab |
Prima lezione di lavoro
missionario imparare a fissare una batteria di macchina
sulla groppa di un mulo.
A quei tempi il mulo era il mezzo più frequente
per trasportare una bottiglia di gas, un recipiente di
acqua, un sacco di cemento, un fascio di legna o anche
per viaggiare.
Un uomo degno di questo
nome doveva sbrigarsi da solo.
E la prima cosa da imparare era saper comandare l'animale,
instillargli la convinzione che il suo lavoro era obbedire
e non comandare all'uomo e tutto difendendosi dai possibili
calci.
Che fareste per fissare
la detta batteria?
Per la prima volta il mio aiutante mi insegnò,
ma quando provai io la batteria scivolò dopo pochi
passi e andò in frantumi lasciandomi la convinzione
che era più facile studiare teologia che sellare
un mulo.
Alla fine imparai ad iniziare il servizio che mi era
stato affidato e che consisteva nel proiettare sulla parete
di una casa le immagini della vita di Gesù con
il commento a ruota libera.
L'operazione
era ripetuta in vari villaggi ed era la preparazione al
programma quaresimale.
Questo mio primo lavoro era interessante perché
mi metteva a contatto diretto colle persone entrando nei
cortili e nelle case e dovevo cavarmela col poco portoghese
appreso a Lisbona e rimaneva sempre l'ostacolo del criolo.
Mi resi conto che saper sellare un mulo era importante
ma ben più importante poter comunicare almeno in
portoghese o, meglio, in criolo.
Così appresi che il criolo pur essendo la lingua
compresa e parlata da tutti aveva ben pochi libri stampati
ed era necessario ricorrere a qualche maestro spontaneo,
carta e penna alla mano per gli appunti.
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Per
completare il discorso sulla prima lezione da apprendere
dirò che era necessario saper montare in sella e
viaggiare in groppa all'animale e conoscere i suoi istinti.
Padre Guglielmo era giunto a Capo Verde in età matura
ed il suo fisico tondo come un barilotto non gli facilitava
cavalcare.
Egli era anche di battuta facile e pronto ad ironizzare
sulle infelicità della vita.
Un giorno egli
cavalcava un asino maschio che, accortosi che un'asina viaggiava
più avanti, cominciò a correre per raggiungerla
e corse così veloce che il cavaliere si vide sbalzato
di sella.
Mentre qualcuno accorreva per soccorrerlo, il malcapitato
padre si alzava scuotendo la polvere ed esclamando: "Oh,
la forza dell'amore!".
Alla prima lezione aggiungeremo quindi un paragrafo:
non drammatizzare ma saper cogliere di buon amore le disavventure
della vita.
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