Capo Verde è
sempre stata fin dai suoi primordi una colonia del Portogallo
e solo il 5 luglio del 1975 riuscì a strappare
l'indipendenza.
Io vorrei ricordare il clima che precedette l'indipendenza,
clima di paura, di diffidenza e di crescita nell'aspirazione
all'autonomia.
Nel 1970 ormai da dieci
anni il Portogallo colonialista s'incaponiva a resistere
ai movimenti indipendentisti attivi in Angola, Mozambico,
Guinea Bissau ma diventava sempre più chiaro che
era una lotta disperata appoggiata non solo con le armi
ma anche con la polizia segreta, tutta occhi ed orecchi
per scoprire ogni movimento dubbioso.
Capo Verde non conobbe la guerriglia armata, ma conobbe
la guerriglia ideologica, il clima di sospetto e di diffidenza
a carico degli attivisti, lo spionaggio dei fedelissimi
al governo.
La chiesa nei primi tempi
era esitante e dubbiosa a rispetto dell'indipendenza e
divenne favorevole quando nel 1972 Paolo VI ricevette
in udienza A. Cabral e gli altri capi dei movimenti per
l'indipendenza. Il Portogallo colonialista e cattolico
si infuriò col Papa e divenne sospettoso e prepotente
con i missionari, specie se stranieri.
Ricordo che un giorno avendo reclamato all'anagrafe
per un documento in ritardo, il responsabile alzando la
voce mi vituperò dicendo: "Quel che meriti
è un bel ceffone!"
Nelle assemblee domenicali
non era strano ci fossero dei volti sconosciuti: erano
gli inviati per saper riferire le parole del celebrante.
Nel 1974 l'impero coloniale ricevette una fatale spallata
dalla "rivoluzione dei garofani" che lo sfasciò
come un fragile castello di carta pesta.
I movimenti indipendentisti seppero approfittare del
momento storico propizio per esigere il rispetto del diritto
all'indipendenza e dare inizio alle trattative.
All'indipendenza (5 luglio 1975) seguirono dieci anni
di convivenza politica non facile perché era una
democrazia a partito unico perciò limitata; l'ideologia
era velatamente filosovietica perciò una convivenza
segnata da diffidenza reciproca.
Sarà
solo con le elezioni del 1991 che si impose l'apertura
alla democrazia pluripartitica.
Insomma, non fu un cammino facile ma esaltante perché
fu un accompagnare un popolo nella ricerca del raggiungimento
e consolidamento della sua dignità nazionale.
E' un cammino mai raggiunto e ultimato ma che si identifica
col lavoro sociale della chiesa.
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Antonio, deputato al Parlamento
Vecchia cappella restaurata
L'ultimo veterano vivente ai nostri giorni
Federico e Leonardo, il 2° ormai in cielo
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