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Rubrica "Mi racconto" 01/12/04     di Federico Cerrone

Un po' di conoscenza storica
5 luglio 1975

Capo Verde è sempre stata fin dai suoi primordi una colonia del Portogallo e solo il 5 luglio del 1975 riuscì a strappare l'indipendenza.
Io vorrei ricordare il clima che precedette l'indipendenza, clima di paura, di diffidenza e di crescita nell'aspirazione all'autonomia.
Nel 1970 ormai da dieci anni il Portogallo colonialista s'incaponiva a resistere ai movimenti indipendentisti attivi in Angola, Mozambico, Guinea Bissau ma diventava sempre più chiaro che era una lotta disperata appoggiata non solo con le armi ma anche con la polizia segreta, tutta occhi ed orecchi per scoprire ogni movimento dubbioso.
Capo Verde non conobbe la guerriglia armata, ma conobbe la guerriglia ideologica, il clima di sospetto e di diffidenza a carico degli attivisti, lo spionaggio dei fedelissimi al governo.
La chiesa nei primi tempi era esitante e dubbiosa a rispetto dell'indipendenza e divenne favorevole quando nel 1972 Paolo VI ricevette in udienza A. Cabral e gli altri capi dei movimenti per l'indipendenza. Il Portogallo colonialista e cattolico si infuriò col Papa e divenne sospettoso e prepotente con i missionari, specie se stranieri.
Ricordo che un giorno avendo reclamato all'anagrafe per un documento in ritardo, il responsabile alzando la voce mi vituperò dicendo: "Quel che meriti è un bel ceffone!"
Nelle assemblee domenicali non era strano ci fossero dei volti sconosciuti: erano gli inviati per saper riferire le parole del celebrante.
Nel 1974 l'impero coloniale ricevette una fatale spallata dalla "rivoluzione dei garofani" che lo sfasciò come un fragile castello di carta pesta.

I movimenti indipendentisti seppero approfittare del momento storico propizio per esigere il rispetto del diritto all'indipendenza e dare inizio alle trattative.
All'indipendenza (5 luglio 1975) seguirono dieci anni di convivenza politica non facile perché era una democrazia a partito unico perciò limitata; l'ideologia era velatamente filosovietica perciò una convivenza segnata da diffidenza reciproca.
Sarà solo con le elezioni del 1991 che si impose l'apertura alla democrazia pluripartitica.
Insomma, non fu un cammino facile ma esaltante perché fu un accompagnare un popolo nella ricerca del raggiungimento e consolidamento della sua dignità nazionale.
E' un cammino mai raggiunto e ultimato ma che si identifica col lavoro sociale della chiesa.

 


Antonio, deputato al Parlamento


Vecchia cappella restaurata


L'ultimo veterano vivente ai nostri giorni


Federico e Leonardo, il 2° ormai in cielo

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